Visitare Civita di Bagnoregio


Una delle mete più gettonate della Tuscia è sicuramente Civita di Bagnoregio. Voglio pertanto darvi due dritte per una gita in uno dei luoghi più belli d'Italia. Ovvio che una guida cerchi sempre di portare l'acqua al suo mulino e quindi è superfluo aggiungere che con me non dovrete pensare a nulla, perché vi prenderò metaforicamente (ma se volete anche materialmente) per mano e vi farò scoprire scorci incantevoli, raccontandovi  tutto quel che c'è da sapere su uno dei nostri gioielli più preziosi.
Intanto, però, vi illustro come si svolge più o meno la visita. Sia che arriviate in auto o in pullman, il punto di riferimento è l'ampio parcheggio a Piazzale Battaglini (dotato di bagni pubblici: dopo un viaggio, una sosta "tecnica" ci sta sempre bene). Qui è anche possibile attendere il servizio pubblico di navetta, che con 1€ ci garantisce andata e ritorno per e dal Belvedere (qui trovate gli orari; qualora il gruppo sia molto grande, vi consiglio di prenotare il servizio privato). Se siete camminatori instancabili, il tratto si può percorrere tranquillamente anche a piedi in una decina di minuti. Giunti al Belvedere, non potrete non rimanere estasiati dallo scenario mozzafiato che vi troverete davanti. No, questo non ve lo descrivo. La sensazione è unica e le emozioni del tutto personali. Venite a viverle. Qui, in genere, spiego perché Civita di Bagnoregio è unica...
In questo punto c'è anche la grotta di San Bonaventura: un piccolo scrigno mistico. Scendiamo le scale per il tratto da fare a piedi (almeno finché i lavori di manutenzione della strada non saranno terminati) fino al celebre ponte: qui bisogna ricordarsi di munirsi di ticket (da agosto 2017 3€ nei giorni infrasettimanali, 5€ la domenica e festivi) per l'accesso alla Civita (se pranzate o cenate in uno dei ristoranti convenzionati, siete esentati). Pronti per l'ascesa verso la meraviglia? Senza fretta, ognuno col proprio passo (tranquilli, la "città che muore" non morirà proprio sotto i vostri piedi!), ci godiamo il paesaggio, la passeggiata lenta e sospirata (sia perché l'avete desiderata tanto sia perché un po' di fiatone vi verrà) giungendo così all'unico accesso al borgo. Il racconto continua, ho tante storie da narrare, ma so anche che siete curiosi e non vi tratterrò molto... giusto qualche minuto per riprendere fiato! Allora, via, entriamo da questa porta antica e immergiamoci in ciò che rimane di un borgo che ogni giorno perde una briciola, che si consuma e lotta per mantenersi in vita. Con passi leggeri e scorgendo il cielo dalle finestre di quelle che un tempo erano dimore signorili, ci dirigiamo verso i resti della casa di San Bonaventura... e poi ci addentriamo per le viuzze abbellite da piante sempreverdi e fiori colorati, indicando discretamente qualche abitazione di "vip". Eccoci nella caratteristica piazza principale, con il Duomo di San Donato e il Museo Geologico e delle Frane. Anche qui i racconti diventano trame di una vita che si è tramutata in culto, tradizione, valori.


Proseguendo per la strada principale, l'antico decumano massimo, ammirando scorci incantevoli, arriviamo fino alla fine del paese: uno sguardo sulla Valle dei Calanchi ci ricorda tutto quello che non c'è più.

Torniamo indietro, un ultimo saluto alla bella Civita... ripercorriamo la strada a ritroso, fino al Belvedere dove la navetta è pronta ad accompagnarci alla fine del viaggio, consapevoli di aver visto qualcosa di unico e fiabesco. Il borgo, la rupe, il ponte, la strada le considero un po' le metafore dell'esistenza: le origini, lo splendore, la rovina, la rinascita e il ricordo da preservare come qualcosa di unico e preziosissimo. 


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