Civita di Bagnoregio
In giornate uggiose e piovose come quelle di questi giorni, c’è un posto che bisogna assolutamente visitare: Civita di Bagnoregio. Il cielo plumbeo, l’aria umida e la nebbia che sale leggera rendono infatti questo luogo uno dei più magici e suggestivi del mondo…
Si arriva a Bagnoregio, il paese "moderno", sviluppatosi in seguito allo spopolamento della più antica Civita, e possiamo lasciare comodamente l'auto o il bus nell'ampio parcheggio di Piazzale Battaglini. Da qui, ad un costo irrisorio, si può anche prendere la navetta fino al celebre ponte pedonale che, addolcendo lievemente i dislivelli del terreno, conduce in cima alla "città che muore". Personalmente preferisco percorrere a piedi tutto il tragitto (circa 1 km), facendo una sosta al Belvedere, da dove si può godere di una vista mozzafiato sulla Valle dei Calanchi, la cui regina indiscussa è la nostra Civita! Impossibile non rimanere incantati dallo spettacolo... Qui vi è anche la cosiddetta "Grotta di S. Bonaventura", dove il piccolo Giovanni Fidanza venne miracolosamente guarito da S. Francesco: in seguito a tale evento prodigioso, Giovanni decise di consacrare la sua vita a Cristo entrando nell'Ordine Francescano col nome, appunto, di Bonaventura.
Mentre siamo qui, vi racconto un po' la storia di questo luogo pieno di fascino.. L’antica Balneum Regis (o Balneum Regium) è ricordata, come sede episcopale, in una lettera di San Gregorio al vescovo Ecclesio, datata 599. Il nome, poi corrotto in Bagnorea e ripristinato nella forma originaria italianizzata solo nel 1922, deriva dalla presenza di acque termali connesse con il vulcanismo volsinio. Occupata dai Longobardi nel 605, la leggenda narra che a darle questo nome sia stato il loro re Desiderio ( 756-774 DC), guarito da una grave malattia grazie alle acque termali presenti nella città. Successivamente Carlo Magno nel 774 pose fine al dominio longobardo e restituì il territorio al Papa. Dal XII secolo si costituì libero Comune e godette di una certa autonomia, che però perse quando cadde sotto il controllo del Comune di Orvieto; nei secoli XIV e XV fu feudo dei Monaldeschi. Nell'ultimo decennio del XV secolo iniziò il "governo dei cardinali" (con funzione di luogotenenti), che serviva a rafforzare il controllo della Chiesa sulla città. Questa stretta forma di controllo da parte della Chiesa costituì un pesante freno alle libertà comunali, che videro la loro fine nel 1592, quando venne istituita la Congregazione del Buon Governo con lo scopo di esercitare una stretta sorveglianza su ogni attività dei comuni.
Il ruolo cardine svolto da Civita nelle vicende storiche territoriali iniziò il suo declino dopo il terremoto del 1695, che costrinse molti abitanti ad emigrare verso i borghi limitrofi, Mercatello e, soprattutto, Rota.
In passato, dunque, l’abitato comprendeva Civita (il borgo principale), Mercatello (nella parte centrale) e Rota (nella parte periferica), oggi diventata Bagnoregio.
La Valle dei Calanchi |
La Civita, arroccata su una rupe tufacea che emerge solitaria dalla splendida valle dei Calanchi, è da secoli in via di disfacimento a causa di una serie di smottamenti e terremoti che hanno fortemente compromesso la stabilità dello strato argilloso su cui poggia, per cui sono stati necessari lavori di imbrigliamento della rupe stessa. Proprio per questo motivo oggi è conosciuta come “la città che muore” e di fatto la Civita non esiste più come centro urbano ed è unita al resto del mondo da un ponte lungo circa 200 m percorribile solo a piedi.
Civita conserva ancora interessantissime tracce archeologiche e lungo i suoi vicoli si possono ammirare portali in basalto, profferli (le tipiche scale esterne alle abitazioni), cippi funerari romani, colonne di granito di un antico tempio pagano, case medievali e rinascimentali, alcune delle quali ormai ridotte a veri e propri ruderi. Le più antiche tracce di frequentazione antropica in questa zona si hanno già per l’epoca preistorica, ma le testimonianze più consistenti su base archeologica sono pertinenti il periodo etrusco, come ad esempio la necropoli ricavata dalla rupe sottostante il belvedere di San Francesco Vecchio, o il “Bucajone”, un profondo tunnel che incide la parte più bassa dell’abitato, e che permette l’accesso alla Valle dei Calanchi. Anche la cosiddetta “grotta di San Bonaventura”, di cui vi ho parlato, sembra fosse una tomba a camera etrusca trasformata nel medioevo in capella per le orazioni.
Per l'età romana la zona fa registrare un ulteriore incremento dei ritrovamenti: tracce di ville di età tardo-repubblicana e frequentazioni degli insediamenti rurali si attestano anche per l’età imperiale. Ma la struttura che più sorprende il visitatore è la grande cisterna romana, ubicata nel costone sudoccidentale della rupe di Civita. Si tratta di un vasto ambiente ipogeo a pianta circolare, di circa 12 metri di diametro; la volta, in gran parte crollata, era ricavata nel banco tufaceo ed era originariamente sorretta da pilastri di tufo, di cui se ne conservano quattro.
Nell’abitato si possono tuttora ammirare i resti dell’ Episcopio ed il rinascimentale Palazzo Mazzocchi-Alemanni (oggi sede del Museo Geologico e delle Frane) con portale bugnato; più oltre si trovano i resti della casa natale di San Bonaventura. La chiesa nella piazzetta centrale, un tempo cattedrale, è intitolata al vescovo San Donato (240-304) di origine aretina, il cui culto si diffuse nella Tuscia dopo la conversione di molte popolazioni alla religione cristiana.
Fra le manifestazioni significative di Bagnoregio si annovera “La sagra delle sagre”, che si tiene nella prima domenica di settembre, la festa della Tonna con la sua corsa sugli asini e la suggestiva processione del Venerdì Santo.
Il Sacro Rito della Processione del Venerdì Santo ha origini molto antiche e, secondo la tradizione, mantiene il suo fulcro intorno crocifisso ligneo quattrocentesco, che deve ritornare entro la mezzanotte, dopo la Processione che parte da Bagnoregio, nella chiesa di San Donato; in caso contrario resterebbe per sempre ai Bagnoresi.
Frequenti sono le iniziative culturali che si svolgono a Bagnoregio che, fra l'altro, è sede del Centro Studi Bonaventuriani, voluto dallo scrittore Bonaventura Tecchi, che ha sede nei locali risparmiati dal terremoto, dell'antico convento francescano in grande parte sprofondato nella vallata sottostante.
La visita guidata a Civita di Bagnoregio lascia sempre senza parole... un luogo incantato in cui sarò felice di accompagarvi!
insieme a Calcata è uno dei miei posti preferiti!
RispondiEliminabellissima e malinconica insieme. Dovrebbe essere una tappa obbligata per chi arriva nella nostra ricca regione! p.S. quoto Andrea, indimenticable pure Calcata!
RispondiEliminaIndubbiamente sono bellissime entrambe ed io non saprei dire quale preferisco...vi dico però che ultimamente sono rimasta piacevolmente colpita da Chia, un piccolo paese vicino Viterbo...vi trovò rifugio intellettuale Pasolini: è un posto incantevole, con il fascino della decandenza...una poesia. Attualmente tutto l'abitato è in restauro, ma merita comunque una visitina. Spero di riuscire a scrivere presto un bel post e pubblucare qualche foto!
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