Villa Lante a Bagnaia


Fontana dei lumini
A qualche km dal centro di Viterbo si trova Bagnaia, un borgo di piccole dimensioni, ma che ha svolto un ruolo storico rilevante in epoca medievale e moderna, di cui la splendida Villa Lante ne è testimonianza.
Il piccolo centro abitato è diviso in due nuclei distinti: una “Bagnaia di dentro” – cioè la parte medievale addensata su un promontorio roccioso e racchiusa all’interno della cinta muraria – e una “Bagnaia di fuori”, addizione cinquecentesca sviluppatasi a monte e culminante con la celebre Villa.
Il nucleo primitivo sorse attorno ad un castello, il Castrum Balneariae, di cui si fa menzione per la prima volta nel 963. Ceduto agli inizi del XIII secolo dal Comune di Viterbo alla Mensa Vescovile della città, dal Trecento divenne località di soggiorno estivo per i vescovi viterbesi. Tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo, per opera dei Cardinali Riario, Gambara e Montalto, sorse il complesso della Villa, che prese infine il nome dai Duchi Lante della Rovere, i quali l’ebbero in enfiteusi alla metà del XVII secolo.
Arrivando da Viterbo, a sinistra, il borgo ci mostra subito il Palazzo della Loggia, giunto fino a noi dopo gli interventi di XVI secolo e che è stato conosciuto con diverse denominazioni nel corso dei secoli: Palazzo delle Logge, del Cardinale, del Duca Lante (1646), fino a giungere al nome attuale.
Accanto alla porta d’ingresso al Borgo si erge la caratteristica torre cilindrica di XIII secolo.

Immediatamente fuori dalla porta vi è la piazzetta del castello con la fontana fatta costruire dal card. Montalto nel 1600, forse su disegno del Vignola; da qui s’imbocca la via Giambologna che sale fino all’ingresso di Villa Lante, probabilmente ideata dal Vignola (attribuzione basata sulle analisi stilistiche e non attestata da documenti ufficiali).
Il card. Riario, vescovo di Viterbo e nipote di Sisto IV della Rovere, diede inizio verso la fine del Quattrocento al parco, che, recintato e popolato di selvaggina, venne messo a disposizione di Leone X, appassionato di caccia. In seguito, il card. Ridolfi, altro vescovo di Viterbo, portò al parco il primo acquedotto e trasformò il “barco” (riserva di caccia) in un parco ricco di fontane. Tuttavia il vero creatore della Villa fu il card. Francesco de Gambara, imparentato coi Farnese, di cui aveva seguito la costruzione per il celebre Palazzo a Caprarola, opera appunto del Vignola. Egli fece eseguire, tra il 1568 e il 1578, i lavori di sistemazione del giardino all’italiana e la costruzione di una delle due Palazzine (quella di destra) e le fece affrescare da molti artisti che già avevano lavorato a Caprarola; per quanto concerne invece il progetto idraulico, esso venne affidato al senese Tommaso Ghinucci, già presente a Villa D’Este a Tivoli.
La costruzione fu proseguita dal card. Montalto, nipote di Sisto V, che fece erigere la seconda Palazzina (quella di sinistra) e quasi tutte le fontane del parco. In seguito il complesso passò in mano ad altri cardinali e successivamente al duca Ippolito Lante, nel 1656. Dopo alterne vicende, la Villa fu infine acquistata dallo Stato italiano nel 1973.
All’ingresso della Villa veniamo accolti dalla maestosa fontana di Pegaso, con al centro l’immagine del mitologico cavallo alato nell’atto della creazione della fonte Ippocrene sul monte Elicona, sacro alle Muse, rappresentate lungo tutto il fondale scenografico della fontana stessa.
Il giardino all’italiana di Villa Lante è forse uno dei più classici e famosi del genere. Risale scenograficamente il pendio collinare, al di là delle due Palazzine, con cinque livelli di terrazze sovrapposte, riflettendo il razionalismo dell’epoca, che affermava il dominio dell’uomo sulla natura: qui nulla è casuale e tutto deriva da precise norme architettoniche alle quali assoggettare tutte le componenti lapidee, naturali e vegetali.

Al centro dello spazio antistante i due edifici vi è la monumentale fontana del quadrato, dalla forma del bacino, con il gruppo in peperino dei Quattro Mori, che ha sostituito, nel primo ventennio del ‘600, una struttura di forma piramidale, cui si richiamavano le guglie che si incontrano salendo le terrazze.

Fontana del quadrato o "dei Mori"
Ognuna delle due Palazzine presenta al piano terra una loggia a tre arcate finemente decorata da rinomati artisti dell’epoca (inevitabili sono i confronti con Villa D’Este a Tivoli e con il più vicino Palazzo Farnese a Caprarola) e questa è l’unica parte accessibile ai visitatori: gli ambienti dei piani nobili dei due edifici sono, infatti, visitabili soltanto durante aperture straordinarie o su speciali permessi della Soprintendenza.
 A monte delle Palazzine continua il giardino all’italiana, ordinato lungo un asse prospettico costituito da una serie di originali fontane. Sul primo parterre, troviamo la Fontana dei lumini, formata da settanta getti d’acqua sgorganti a piccole tazze e, ai suoi lati, le Grotte di Venere e di Nettuno con statue delle due divinità. Sulla terrazza più in alto la Mensa del cardinale: una lunga tavola di pietra per conviti all’aperto e, nel fondo, la Fontana dei giganti, dalle due colossali statue di fiumi, l’Arno ed il Tevere, che la ornano; questa è alimentata dalla catena d’acqua che scende dal piano superiore, la quale culmina con una testa di gambero, emblema del cardinal de Gambara; qui troviamo anche la Fontana dei delfini, di forma ottagonale, circondata di siepi di bosso, che presenta graziosi scherzi d’acqua, che i cardinali amavano riservare ai propri ospiti. Il giardino culmina con la Fontana del diluvio, affiancata dalle Logge delle Muse, ed è proprio questa, in realtà, l’origine del tema compositivo, che obbliga il visitatore a riconsiderare la simbologia di tutto il suo percorso, stavolta dall’alto verso il basso, dall’elemento naturale primordiale e divino (l’acqua della pioggia, del diluvio) ad una visione razionale (non a caso il quadrato è la forma predominante) della natura dominata e modellata dall’uomo. Ma questa è solo una lettura superficiale, perché l'intero impianto della villa ha un significato molto più profondo e complesso, legato al particolare momento storico e religioso di cui il Cardinal Gambara è protagonista: solo una percorso guidato può aiutare il visitatore a decodificare e comprendere l'itinerario simbolico e spirituale.
La Mensa del Cardinale
La Fontana dei Fiumi o della Sirena
La Catena d'acqua
La Fontana dei delfini

La Fontana del Diluvio
La Loggia delle Muse

Nel 2011 il giardino di Villa Lante a Bagnaia si è aggiudicato il primo premio al concorso "Parco più bello d'Italia".

Una visita guidata a Villa Lante vi permetterà di comprendere al meglio i significati celati nelle forme simboliche dei suoi giardini e apprezzare ancor di più il suo valore storico-artistico.

Grazie mille al mio amico Joseph Piscopo per le foto e a Gioacchino Fazio per il video.












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