La chiesa di San Sisto a Viterbo

Facciata
Entrando nel centro storico da Porta Romana, immediatamente sulla destra troviamo la Chiesa di San Sisto, ricostruita secondo le originarie forme romaniche dopo i bombardamenti che colpirono la città nel 1944 e che rasero al suolo molti dei principali edifici ecclesiastici di Viterbo (cfr. Cattedrale di San Lorenzo).
La prima menzione della chiesa di San Sisto nelle fonti risale al 1068 (come canonica e filiale della Diocesi di Tuscania, non essendo ancora sorta quella di Viterbo), ma molto probabilmente sorgeva sul luogo di un precedente edificio sacro; è certo che nel XII secolo rappresentò uno dei principali centri religiosi della città, poiché investita dello jus fontis baptismalis. Nel secolo successivo il suo potere aumentò ulteriormente, divenendo sede di importanti decisioni politiche e arricchendosi di diverse proprietà.
I due campanili
L'edificio subì notevoli modifiche e rifacimenti nel corso dei secoli, soprattutto durante il XIII secolo quando fu costruito il presbiterio inglobandolo nelle mura urbiche e trasformando una torre di difesa in un campanile che si affiancò a quello preesistente (XI secolo), realizzato in forme arcaizzanti ispirate allo stile longobardo, ravvisabili in particolar modo nell'ordine superiore di trifore con colonnine tozze ed una cariatide-colonna nel lato meridionale.
Contestualmente ai lavori di XIII secolo venne forse realizzata anche la “quarta navata”, che andava ad aggiungersi alle tre della chiesa originaria, creando un'anomalia nell'impianto icnografico: solo nel XIX secolo questo ambiente fu separato dal resto dell'edificio da un muro (e venne adibito a magazzino) e negli anni della Ricostruzione postbellica questo spazio fu definitivamente eliminato per restituire alla chiesa il suo aspetto originario, eliminando tutte le strutture successive al XIV secolo; di questa “quarta navata” oggi rimane solo un pilastro in situ, elemento che creava una forte irregolarità nella pianta dell'edificio.
Navata centrale
L'interno è suddiviso in tre navate da due file di poderose colonne arcate caratterizzate da una forte éntasis con capitelli o che rielaborano in senso romanico il modello corinzio classico o che risentono ancora fortemente dello stile altomedievale . La navata centrale è raccordata al presbiterio da un ampio scalone affiancato da due poderosi pilastri, di cui quello di sinistra è “a fascio”, elemento molto raro nella Tuscia, ma frequente nell'area ispano-francese. A metà dello scalone si trovano due amboni di XIII secolo con decorazione a crochet.
L'altare maggiore è costituito da tre elementi distinti di epoca altomedievale e rappresenta l'elemento medioevale più antico dell'edificio.
Nelle navate presenti anche due tabernacoli per gli olii sacri, uno di XIV (navata destra) e l'altro di XV secolo (navata sinistra).

Nel presbiterio si può ammirare la meravigliosa Sacra Conversazione di Neri di Bicci (1457), unica opera rimasta integra dopo il disastroso bombardamento.
Sacra Conversazione di Neri di Bicci (XV secolo)

Al di sotto del presbiterio si accede alla cripta monoabsidata, di cui rimane ben poco dell'antico splendore: divisa in due navate trasversali da una serie di piccoli e tozzi pilastri quadrangolari privi di capitello, ospita oggi un piccolo monumento ai caduti in guerra e foto della chiesa distrutta dal bombardamento.

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